Domenica, 24 giugno 2018, l’Associazione letteraria romena “Cenaclul de la Roma”, ha organizzato il 39° incontro letterario. L’incontro, come tutti i precedenti, dove la trasmissione del sapere fa uscire dai propri limiti, ha avuto come protagonisti Giorgio Modesti e i suoi tre libri, già presentati al teatro Petrolini in via Rubattino: La mia preghiera, il mio pensiero; Cristalli in fiamme; Imperfetto come l’amore.
Dobbiamo a Valeriu Barbu, fondatore del Cenaclul, e organizzatore di questo evento, la conoscenza dello scrittore: “Percorrendo i tre libri di Giorgio Modesti – ci dice Barbu – si fa un viaggio iniziatico nell’inesorabile mondo dei sentimenti spesso inconciliabili e si esce ricchi di esperienze pronte a viverle pienamente senza premure. E oltretutto, si sta in attesa del futuro libro come se dovesse nascere il figlio che salverà il mondo.”
Nato a Roma nel 1976, Giorgio Modesti è laureato in fisica, vive tra Roma e Milano e si occupa di sistemi avanzati di microscopia in ambito biomedicale, lavorando in application team di una multinazionale. Ma, per sconoscerlo meglio come scrittore lo abbiamo intervistato.
Quale ruolo ha la scrittura nella sua vita?
“Fin da ragazzo, avevo maturato un grandissimo interesse per la letteratura, la critica letteraria e la filosofia. Il mio interesse andava ben oltre i compiti scolastici, e sovente mi immergevo nello studio di complessi tomi di critica letteraria. Mi intrigava la possibilità di valutare i testi da punti di vista sempre diversi e originali, fossero i commenti alla poesia Dantesca, alla letteratura inglese ottocentesca, o al neorealismo italiano. La prosecuzione dei miei studi in ambito scientifico aveva però in buona parte arginato questo mio interesse. Nel 2014 però il guscio in cui avevo rinchiuso questa passione si è dischiuso e da allora la scrittura è divenuta una costante nel mio tempo libero.”
Come sceglie le storie per i suoi libri?
“È molto complesso trovare il soggetto giusto, e forse questo aspetto è quello che mi ha maggiormente frenato negli anni ad intraprendere in modo sistematico la carriera di scrittore. La difficoltà, a mio avviso, è quella di saper identificare il tema nella sua interezza. Mi spiego meglio: è difficile cominciare a scrivere una storia senza aver già immaginato il finale, in quanto in genere il nostro tempo residuo a disposizione, dopo tutti gli impegni, è talmente limitato che senza una buona trama non arriverei mai a completare un racconto o un romanzo. Chi volesse approfondire la mia ideologia e le dieci regole che utilizzo nello scrivere i miei libri può visitare il mio blog ‘Umanità provvisorie’: https://giorgiomodesti.wordpress.com. In questa sede posso però dire che generalmente preferisco affrontare temi molto semplici che riguardano la nostra quotidianità, e quindi argomenti come l’amore, il lavoro, la crescita personale e professionale, la malattia, il successo sono quelli di mio maggiore interesse. Tutti i personaggi contengono tratti in parte autobiografici, della persona che sono stato, che avrei voluto essere, o semplicemente situazioni che in una determinata circostanza avrei voluto vivere. In generale però osservo molto, e durante i miei viaggi di lavoro faccio sempre delle domande. Tra tutte le storie, però preferisco sempre quelle formative e a lieto fine.”
Ci racconta l’emozione del suo primo libro pubblicato?
“Alcuni anni fa incontrai una collega a Cagliari che mi esortò a completare il mio primo romanzo fornendomi degli spunti di riflessione. Fu così che riuscii a terminare il mio primo libro, Cristalli in fiamme che, nella sua semplicità, rimane un libro di cui sono ancora molto orgoglioso per la profondità della riflessione interiore, per il connubio tra vita privata e lavoro, aspetto spesso trascurato nella letteratura, e per il gioco di due piani temporali paralleli: il presente della crisi economica e una storia sentimentale del protagonista adolescente che nel finale arriveranno a fondersi in una visione rinnovata anche della posizione lavorativa. L’aspetto che mi ha maggiormente inorgoglito è stato ricevere telefonate e commenti positivi da tante persone che hanno letto il libro. Con Valeriu DG Barbu, che ha apprezzato molto e recensito positivamente questo libro, abbiamo deciso di pubblicarne presto una nuova edizione.”
C’è un libro che ha avuto una grande influenza nella sua vita?
“Probabilmente sì, forse non solo uno, ma per fare un nome tra gli altri posso dire Seta di Alessandro Baricco. Amo infatti i romanzi brevi, così come lo stile sobrio, essenziale, senza fronzoli, che stimola la nostra fantasia. Un aspetto che ho voluto riprendere nei miei romanzi, unito a un senso di incompiutezza, per poter lasciare al lettore la libertà di accomodare le idee sul suo punto di vista senza per forza di cose volergli imporre un’interpretazione univoca del testo.”
Sta già preparando un nuovo libro? Che cosa sogna per il suo futuro?
“Ammetto che da quando ho ripreso a scrivere, quattro cinque anni fa, le idee raccolte e le proposte di collaborazione si sono moltiplicate ed ora sono alle prese con almeno due o tre diversi manoscritti: un romanzo di science fiction, un romanzo motivazionale sul mondo della borsa e altri libri di saggistica. Ho però gli appunti per altri romanzi, uno in particolare sul mondo dell’arte e in special modo della pittura, che ho deciso di ambientare a Bucarest, una città che ha avuto nella sua storia recente artisti di grande suggestione di cui in qualche modo vorrei rendere testimonianza. Ma il prossimo libro che troverete in libreria è in realtà un libro di business su reti di aziende, che dovrebbe uscire a novembre con Dario Flaccovio editore. Sebbene il libro sia stato sviluppato in ambito professionale, anche in questo caso emerge la mia indole di narratore.”
Una nota sull’Associazione letteraria romena Cenaclul de la Roma
L’Associazione, la cui sede è itinerante, organizza incontri letterari aperti a tutti, particolarmente a chi italiano o comunque di diversa origine, intende conoscere o approfondire le sue conoscenze sulla cultura romena. E, come l’Associazione dà spazio a poeti e scrittori romeni, così offre ospitalità ed attenzione anche agli amici italiani. Il fine ultimo è di tener viva nei romeni la loro cultura e, nel contempo, diffondere presso gli italiani la cultura romena sviluppando così i legami e relazioni culturali tra comunità.
Alina Monica Turlea