Fiacca la prima uscita dei “falchetti”
“La “superfalcona” Daniela Santanché – ieri sera a Roma – ha voluto presentare, a Silvio Berlusconi, i 250 “falchetti” da lei selezionati per assicurare linfa fresca alla rinascente “Forza Italia””.
Tutto è avvenuto a porte chiuse e, quindi, non è dato sapere se i 250 “falchetti” siano stati invitati a dare prova di avere prontamente acquisito gli insegnamenti “santancheschi”: come presidiare in volo gli spazi berlusconiani, come far fuori ogni “colomba” di passaggio, come tornare sul braccio guantato dell’istruttrice Daniela. Un fatto, comunque, è certo: quando sono usciti dall’adunata e sono stati intervistati dai giornalisti, molti di questi “falchetti”, più che fare paura, con le loro dichiarazioni impacciate e balbettanti, hanno fatto un po’ pena. L’impressione, perciò, è che all’istruttrice Daniela resti ancora molto, molto da fare con loro.
Vai in pace, Antonio
“Il comportamento del giudice di Cassazione Antonio Esposito – ha deciso, a proposito delle motivazioni della sentenza su Berlusconi da lui anticipate al quotidiano di Napoli “Il Mattino”, il Consiglio superiore della magistratura – può integrare profili di natura disciplinare”.
Presi a suo carico, quindi, provvedimenti disciplinari? Nemmeno per idea. Dopo quella premessa, infatti, il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di archiviare da parte sua, intanto, il trasferimento del giudice Antonio Esposito per incompatibilità. Lui, insomma, non si è comportato bene, ma che gli fa? Vai in pace, Antonio. Vogliamoci bene – come al solito – e avanti con la prossima assoluzione. Deciderà ugualmente, ora, il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, deputato ad esaminare, a sua volta, l’anomalo episodio? Si starà a vedere. Anche per capire fino a che punto è sempre “casta” la “casta” dei magistrati.
Raffinatezze di Ministro
“Che bello vedere – ha captato un commensale in un ristorante di Cetona, da un tavolo vicino, e riferito al quotidiano “Libero” – che bello vedere che a Berlusconi stanno facendo un “coso” (ma la parola esatta non era “coso”) come una capanna”.
Un ristorante di quart’ordine? Niente affatto: un “ristorante bene”. Dove, però, è accidentalmente capitata una brigata di sei rozzi maleducati? Neppure. Perché i sei erano tutta “gente di classe”, di alta cultura e di alti studi”, “persone di rango”. E, fra questi, il Ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, il quale, alla battuta del suo illustre vicino sul “coso capanna” a Silvio Berlusconi, è stato fra quelli che si è sganasciato di più. Silvio Berlusconi, Pierluigi Bersani o Pinco Pallo, naturalmente, non sarebbe cambiato alcunché. Stessa grossolanità di una battuta, stesso sgradevole e non consono comportamento di un Ministro della Repubblica. Ancorché in amichevole compagnia, in un ristorante toscano, davanti a un piatto di “pici al ragù di lepre” e, soprattutto, a qualche bottiglia di “Rosso Montalcino”.